a Pojana Maggiore

Un altro esempio di architettura modellata sulla personalità del committente è offerto dalla villa che Andrea Palladio ideò per la famiglia Pojana, di antichissima nobiltà (pianta e alzato dai “Quattro libri dell’architettura”).

L’edificio, realizzato intorno al 1550 (e affrescato entro il 1563) è specchio di una committenza di origine militare, legata all’arte della guerra, anche se in parte convertitasi all’attività agricola. I Pojana erano stati fin dal Medioevo veri signori del luogo e successivamente vennero infeudati dalla Serenissima del territorio di Pojana “cum omnibus juribus et juridictionibus ad castellarium spectantibus”.

È, quindi, probabile che il “cavalier” Bonifacio Pojana abbia richiesto al Palladio una villa che nella sua composta eleganza rievocasse la sobrietà e l’austerità della vita militare. Lo stesso Bonifacio, del resto, sembra essere appartenuto alla cerchia di aristocratici che associavano il culto delle lettere all’esercizio dell’arte militare ed è anche documentato il suo rapporto col capitano “peditum” Paolo Naldo, senza dimenticare che due suoi antenati, Bonifacio e Giacomo, “peritissimi ne’ fatti della guerra” (come scrisse nel 1604 Giacomo Marzari) combatterono per la Serenissima “con nome di prudenti e valorosi capitani”.

In questa villa Andrea Palladio rinuncia quasi totalmente ai particolari decorativi, tende a chiudere la facciata anzichè articolarla nei loggiati o nel pronao sporgente, crea una architettura sobria, misurata, di grande armonia. Punto focale del prospetto è l’originale serliana con cinque oculi derivata – attraverso la mediazione di Bramante – da modelli romani.

Villa Pojana in provincia di Vicenza

Anche la decorazione degli interni riprende e sviluppa tematiche legate all’arte della guerra: il busto di Bonifacio Pojana (forse di Bartolomeo Ridolfi, autore degli stucchi), sovrastato dallo stemma gentilizio, è infatti contornato da una fascia affrescata con trionfi militari, mentre nel soffitto dell’atrio (affrescato dallo Zelotti) l’allegoria della Fortuna ricorda l’alleata indispensabile per gli uomini d’arme.

Gli affreschi delle sale interne – di Bernardino India, Anselmo Canera e Giambattista Zelotti – rappresentano scene di battaglia, giganteschi imperatori, trionfi che rievocano la grandezza militare di Roma, celebrando – come ha scritto Lionello Puppi – “l’universo mitologico dell’Olimpo e quello eroico degli imperatori”.

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